Cronache dal Multiverso
Condividi

Friends
Friend

Statistics
F_STATS
Cronache dal Multiverso have:
43 articles, 7 comments, 11 members,
2,819 total visits, 6 monthly visits

The newest member is TETRACTYS1

Most users ever online was 33 on 22/10/2012, 00:51


Il presente blog non costituisce testata giornalistica, non ha carattere periodico, essendo aggiornato in relazione alla disponibilità e alla reperibilità dei materiali e a totale discrezione dei singoli collaboratori. Pertanto, non può essere considerato in alcun modo un prodotto editoriale, ai sensi della Legge n. 62 del 7-03-2001. Le immagini pubblicate su questo sito, salvo diversa indicazione, sono copyright dei legittimi autori.

Logo
Cronache dal Multiverso


B_NORM    
view post Posted on 24/12/2010, 12:52 by: TETRACTYSReply

Nostradamus in signo Cancri
Versione EPUB      Versione PDF

image


Non fatevi ingannare dal titolo. In questo libro non si parla di astrologia né di Nostradamus. Sono solo un pretesto per raccontare, con uno stile tra parodia e satira, episodi improbabili del nostro futuro prossimo.
Per un mese, a partire dal 24 giugno, un giorno dopo l'altro, si susseguono le notizie della NNN (Nostradamus News Network), l'agenzia di stampa che, interpretando le centurie del noto astrologo, pubblica le notizie molto prima che avvengano. Ma si tratta ovviamente solo di uno spunto, perché la vera ispirazione viene dalla cronaca d'inizio estate 2010.
Le notizie da parodiare erano tante: le vicende giudiziarie di politici e ministri, la legge sulle intercettazioni, la nazionale di calcio, i laureati eccellenti, l'informazione parziale dei TG.
Tutto ciò fa da contorno alle disavventure del "Presidente" al quale ne capitano di tutti i colori, a partire dalla costruzione di un androide-sosia, passando per un insolito trapianto di cervello, filo a un blitz dei malebranche, i diavoli della quinta bolgia.



Tags:
ebook,
grottesco,
parodia,
pdf,
racconti,
satira
Comments: 0 | Views: 64Last Post by: TETRACTYS (24/12/2010, 12:52)
 

B_NORM    
view post Posted on 24/12/2010, 12:45 by: TETRACTYSReply
 

Western, 3186 caratteri, versione 1.2


LEGAME DI SANGUE
di
Leonardo Boselli



     La porta dell’ufficio si aprì all’improvviso e una folata di vento polverosa irruppe nella stanza.
     «Non si usa più bussare?» sbottò lo sceriffo sorpreso. Aveva messo mano alla pistola, pronto a far fuoco, ma si tranquillizzò quando riconobbe il giudice Douglas.
     «Voglio vedere il prigioniero».
     Lo sceriffo si alzò, prese le chiavi e un fucile, poi disse: «Non dovevate scomodarvi per una feccia simile, un vecchio come ‘cane pazzo’ Jackson non vale la corda con cui sarà impiccato».
     «Ogni uomo ha diritto a un giusto processo» replicò Douglas impaziente.
Lo sceriffo, stupito da quella frase, guardò il giudice: aveva poco più di trent’anni, ma si era già guadagnato la fama d’essere un magistrato inflessibile; d’altra parte chi amministrava da solo la legge su un territorio più grande di molti stati doveva essere spietato.
     «Allora? Cosa aspettate?»
     Lo sceriffo si scosse, aprì una porta ed entrò nel corridoio semibuio. Si fermò di fronte a una delle celle e disse ridendo: «Ecco, giudice, vi presento ‘cane pazzo’ Jackson. Questo bastardo è privo di coscienza: anche la notte prima d’essere impiccato sembra che dorma il sonno del giusto».
     Quindi percosse il vecchio, attraverso le sbarre, con il calcio del fucile.
Jackson si svegliò di soprassalto e si alzò sul pagliericcio come un cane rabbioso, pronto a reagire. Forse avrebbe tentato di azzannarli al collo, se le sbarre non gliel’avessero impedito.
     «Ci lasci soli» disse brusco il giudice e lo sceriffo, sempre più sorpreso, tornò nel suo ufficio.
     Douglas si era avvicinato alle sbarre della cella e le aveva impugnate saldamente. Scrutava quel vecchio come se tentasse di vedere in lui qualcosa di diverso dal fuorilegge sanguinario che era: una leggenda sopravvissuta a se stessa. Ricercato in tutte le contee dal Texas al Nuovo Messico, era stato catturato solo perché uno dei suoi uomini l’aveva tradito, e adesso era rinchiuso come un animale in gabbia, in attesa del processo.
     «E così voi siete il giudice Douglas, l’uomo che domani mi farà impiccare», ringhiò Jackson.
     «No, sono l’uomo che domani vi processerà per i vostri delitti».
«Solo Dio può portare il peso di giudicare tutto ciò che ho fatto», rispose il fuorilegge avvicinandosi alle sbarre.
   &nb...

Read the whole post...



Tags:
corti,
western
Comments: 0 | Views: 70Last Post by: TETRACTYS (24/12/2010, 12:45)
 

B_NORM    
view post Posted on 25/11/2010, 16:18 by: TETRACTYSReply
 

Thriller, 7480 caratteri, versione 1.2


Dodici minuti
di
Leonardo Boselli



     «Dodici, Mike. Mancano dodici minuti.»
     La voce angosciata di Robert mi ricorda che il tempo sta passando inesorabile, ma lo so bene: il timer è di fronte a me e i suoi led rossi contano ogni maledetto secondo, a ritroso.
     Undici minuti e cinquantasette.
     Le mie mani ricominciano a tremare. Devo calmarmi, svuotare la mente, ma quella bomba assorbe tutti i miei pensieri, e le mie mani tremano. Quando avevano iniziato? Tanti anni fa, ma quando esattamente?
     Ora non lo so più, ma ricordo con precisione il momento in cui quest’ultima bomba è entrata nella mia vita. Ero a letto. Sì, ero steso sul letto, ma non dormivo; fissavo i led rossi della sveglia che contavano lenti i minuti.
     Erano le cinque e cinquantasette. Ancora un’ora e tre minuti e avrebbe suonato, avrebbe svegliato Susan che si sarebbe voltata dall’altra parte, mentre io mi sarei alzato. Ma erano ancora le cinque e cinquantasette, la sveglia era muta, mentre suonò il cellulare: era un’emergenza, di quelle da saltare giù dal letto, infilarsi i pantaloni e scordare di farsi la barba.
     «Mike, se non te la senti, subentro io» mi dice Robert senza convinzione. Lo fa per scuotermi e non gli rispondo. Non può fare meglio di me; quel congegno è troppo complicato. Nessuno può. Noi due siamo qui solo perché qualcuno deve starci: qualcuno deve far compagnia alla bomba.
     Ho svitato la copertura e ora vedo i cavi di dodici detonatori distinti, comandati da circuiti ridondanti. La sola cosa che impedisce loro di esplodere è il timer, che continua senza sosta il suo conteggio: undici minuti e venticinque, dice.
     Gli inneschi si inseriscono in dodici placche pentagonali di esplosivo al plastico che formano un dodecaedro. All’interno di quel solido è contenuta la bomba vera e propria: un nucleo di plutonio, una maledetto ordigno atomico sfuggito da chissà quale arsenale, una dannata testata nucleare al centro di Manhattan.
     «Undici minuti» dice Robert. Poi per parecchio tempo tace, o meglio farfuglia. Sta pregando.
     Fa bene. Forse pregare è davvero l’unica cosa che resta da fare. In undici minuti non puoi andare lontano nelle strade intasate di una città impazzita. Sì, perché le brutte notizie si spargono in fretta: io ne venni a conoscenza alle sei e quarantadue, ora della costa est.
     ...

Read the whole post...



Tags:
corti,
thriller
Comments: 0 | Views: 53Last Post by: TETRACTYS (25/11/2010, 16:18)
 

B_NORM    
view post Posted on 7/11/2010, 21:45 by: TETRACTYSReply
 

Horror, 19980 caratteri, versione 1.1


LE VISCERE DEL MONDO
di
Leonardo Boselli



     Lo Junkers stava sorvolando la Germania diretto a Berlino. Il tempo era bello per essere novembre e il viaggio confortevole, infatti il trimotore aveva incontrato pochi vuoti d’aria e i passeggeri non avevano di che lamentarsi.
     Karl Vogel, un ufficiale della Gestapo, la polizia segreta del Reich, era seduto vicino al finestrino e vedeva scorrere i campi coltivati coperti a sprazzi da basse nuvole. Era stato richiamato con urgenza da Parigi, dove di recente aveva portato a termine alcune decisive operazioni contro la Résistance, per occuparsi di un caso che stava molto a cuore allo stesso Reichsführer Himmler, il capo delle SS.
     Accanto a lui era seduto l’obersturmführer Friedrich Stahl, un giovane e ambizioso tenente delle SS, esperto in lingue e culture orientali, che aveva il compito di scortarlo.
     In quei giorni di novembre del ‘43, la guerra infuriava su tutti i fronti e per i nazisti era urgente trovare qualche asso da giocare sul tavolo del conflitto al momento opportuno. Perciò si stavano conducendo spasmodiche ricerche in ogni campo scientifico per produrre l’arma finale che potesse dare un consistente vantaggio sugli avversari, ma allo stesso tempo venivano indagati anche i lati più oscuri del soprannaturale e degli antichi miti.
     Vogel distolse lo sguardo dal paesaggio e tornò a leggere i documenti che aveva di fronte. Sulla cartella era stampigliato l’emblema dell’Ahnenerbe, l’organizzazione delle SS che si occupava degli studi sulle origini della razza ariana. Anche il tenente Stahl apparteneva a quella sezione, come testimoniava il simbolo cucito sull’avambraccio della divisa, un pugnale intrecciato, sotto la fascia rossa con la svastica nera in campo bianco.
     «Non capisco perché abbiate bisogno di me» disse Vogel rivolto al tenente, interrompendo la lettura e togliendosi gli occhiali. «Mi fa piacere rivedere Berlino, ma non credo proprio di potervi essere utile.»
     Il tenente sorrise. «Lei è troppo modesto. Il nome del kriminalkommissar Vogel è arrivato alle orecchie di persone molto in alto, accompagnato dai rapporti sulle difficili indagini che ha condotto brillantemente. Non c’è da stupirsi che abbiano pensato a lei.»
     «Sono lusingato,» disse Vogel inforcando gli occhiali per riprendere la lettura, «ma temo che questo caso vada al di là delle mie capacità.»
     «Sono certo ch...

Read the whole post...



Tags:
horror,
racconti
Comments: 0 | Views: 62Last Post by: TETRACTYS (7/11/2010, 21:45)
 

B_NORM    
view post Posted on 31/10/2010, 21:00 by: TETRACTYSReply
 

Fantaparodia, 39718 caratteri, versione 1.3


TRE BUONI DIAVOLI
 
ISABEL
 
(episodio pilota)
di
Leonardo Boselli



     L’Inferno, proprio quello con la ‘I’ maiuscola che Dante attraversò più di settecento anni fa, è un pozzo interminabile, immenso, oscuro, scavato nelle profondità della terra. Non si può immaginare un luogo così ricolmo di sofferenza e di dolore, ma allo stesso tempo così vuoto d’amore e di pietà. Le urla dei dannati lo riempiono in ogni sua parte; gridano la loro disperazione, la perdita di ogni speranza.

     Malacoda, uno dei diavoli noti come malebranche, ad ali spiegate, ammirava librato nell’aria cupa quello spettacolo terrificante, ne veniva corroborato ed, esaltato da quella visione, affondava ancor più strettamente gli artigli nell’anima sventurata che stava trascinando con sé sempre più in basso. Un sottile gemito usciva da quel dannato, ma il tormento degli uncini non era nulla rispetto all’angoscia di aver sciupato la propria esistenza per ottenere cose senza importanza. Malacoda poteva percepire tutte le sensazioni, i rimorsi, i rimpianti che attanagliavano quella povera anima, che avrebbe avuto l’intera eternità per disperarsi inutilmente, un giorno dopo l’altro, per sempre.

     Il demonio alato sorvolò i primi cerchi dell’Inferno. Passò nel turbine dei lussuriosi accompagnandoli per un breve tratto nelle loro evoluzioni, poi giunse alla città di Dite, sulle cui mura infuocate l’orda dei diavoli guardiani lo salutò sguaiatamente cantando: «Alato malebranche, quante fiate / viaggiasti in suso e in giuso portando / sulle spalle...», ma fu un attimo e subito il demone riprese quota. Osservò dall’alto la necropoli di tombe infuocate degli eretici, infine attraversò la pioggia di fuoco che flagella il deserto di sabbia dei bestemmiatori.
     Malacoda, che aveva descritto nei minimi particolari quel terrificante paesaggio all’anima dannata che portava artigliata sulle spalle, già sentiva aria di casa. Ammirò ancora una volta l’ordine spietato che regnava nei dieci enormi fossati del cerchio ottavo, attraversati a raggiera da lunghi ponti. In quell’ultimo tratto volò su un canale ricolmo di fetido sterco, per planare infine sulle sponde della quinta Bolgia. Era davvero giunto a casa.

     Quella Bolgia non era cambiata molto negli ultimi settecento anni. Alte sponde circondavano un fiume di pece in continua ebolli...

Read the whole post...



Tags:
fantaparodia,
racconti
Comments: 0 | Views: 115Last Post by: TETRACTYS (31/10/2010, 21:00)
 

B_NORM    
view post Posted on 27/10/2010, 11:13 by: TETRACTYSReply
 

Fantastico, 2076 caratteri, versione 1.0


LO SPIRITO
di
Leonardo Boselli



     La spedizione per la conquista della parete nord del Korashan aveva richiesto due anni di preparazione, ma ora Henry Holden, il famoso scalatore, poteva ammirare quella vetta dal campo base, a seimila metri di quota.
     Accanto a lui Atal Singh, la guida indiana, disse: «Domani è il grande giorno, ma oggi occorre pregare, per ingraziarsi lo Spirito della montagna.»
     «Non ti credevo religioso,» rispose stupito Holden, «credi in Dio?»
     Singh rispose: «Io non conosco le divinità che voi stranieri portate appese al collo, ma di fronte a me vedo la montagna. Essa esige rispetto e noi glielo dobbiamo.»
     Holden sorrideva delle superstizioni della sua guida. Lui credeva solo nella propria preparazione, si affidava alla sua forza, ai materiali di prim’ordine e ai controlli meticolosi a cui sottoponeva l’attrezzatura.
     Il mattino dopo, due ore prima dell’alba, Holden e Singh iniziarono la dura salita verso il secondo campo base. Il percorso, tra spuntoni di roccia, falsopiani innevati e ponti di ghiaccio, richiese più tempo di quanto avessero preventivato e le previsioni meteorologiche si rivelarono imprecise. Cominciò a soffiare un forte vento.
     Poco prima di mezzogiorno, erano ancora molto distanti dalla cornice che avevano scelto per la notte. Singh, spaventato, insisteva per tornare indietro: avrebbero potuto ritentare il giorno dopo.
     Sopra di loro si innalzava una parete a strapiombo per decine di metri, e li divideva dalla meta uno spesso strato di ghiaccio e neve. Diceva che la montagna li stava respingendo, non era pronta a riceverli; ma Holden fu irremovibile.
     «Le tue stupide superstizioni non ci fermeranno» disse, divertito da quella paura irrazionale. «Basta un ultimo sforzo.»
     «Lo Spirito della montagna ci sta dicendo di...»
     Holden scoppiò a ridere e disse: «Tu credi solo in ciò che vedi e senti lo spirito che...», ma subito si rese conto che stava accadendo qualcosa: guardò in alto e vide il solido strato di ghiaccio e neve, come attratto dalla sua risata, scivolare verso di loro. Quando venne investito ancora sorrideva.

F  I  N  E



Tags:
corti,
fantastico
Comments: 0 | Views: 54Last Post by: TETRACTYS (27/10/2010, 11:13)
 

B_NORM    
view post Posted on 23/10/2010, 14:01 by: TETRACTYSReply
 

Giallo, 14052 caratteri, versione 1.1


A COSA STAI PENSANDO?
di
Leonardo Boselli



     Il cadavere era disteso nel parcheggio dell’autogrill di Serravalle Pistoiese, direzione Firenze. Giaceva supino in mezzo ai rifiuti caduti da un cestino stracolmo, circondato da mozziconi e macchie d’olio assorbite dall’asfalto. Il suo vestito elegante strideva accanto a quella spazzatura.
     Quell’uomo, stempiato e sovrappeso, doveva avere cinquant’anni, ma ne dimostrava di più. Dava l’impressione di essere benestante, forse un libero professionista, o almeno lo era stato, visto che adesso era morto. Accanto a sé aveva una pistola, una semiautomatica calibro 22, e più indietro aveva lasciato a terra due bossoli.
     L’ispettore Luca Finzi, un quarantenne alto e magro, si trovava a pochi metri dal corpo, e osservava il lavoro degli agenti che stavano terminando le misurazioni. Poco lontano, una piccola folla di curiosi si assiepava dietro il nastro collocato intorno alla scena del crimine, mentre, lungo l’autostrada A11, camion e automobili sfrecciavano indifferenti in entrambe le direzioni, ignari della tragedia che si era consumata.
     «Una strana storia» disse uno degli agenti all’ispettore. «Chissà perché ha sparato. Il conducente dell’auto bersagliata giura di non conoscerlo.»
     Poco lontano, un giovane bruno un po' più che ventenne, vestito alla moda, era piantonato da un altro agente, in attesa di essere nuovamente interrogato. Ripeteva di non aver mai visto la vittima in vita sua, eppure quell’uomo sembrava aver sparato proprio a lui. Continuava a dire di aver avuto fortuna, perché l’auto non aveva riportato neppure un graffio. La sua vettura, una Mercedes CLS grigio metallizzato nuova fiammante, si trovava a un paio di metri dal cadavere con lo sportello del conducente aperto, mentre dietro si notavano chiaramente i segni di una brusca frenata.
     L’ispettore Finzi non rispose al commento dell’agente. Era distratto e non riusciva a concentrarsi. Era tornato dalle ferie la sera prima e già si trovava alle prese con quella vicenda assurda. Ripensava al Mar Rosso, alle immersioni, a Debora con e senza bikini, alla brezza del giorno e, soprattutto, alle calde notti.
     Mentre riviveva quei bei momenti, si accorse che il commissario Ghersi, suo superiore, e il medico legale Mancuso stavano tornando dal bar dell’Autogrill, dov’erano andati a bere un cappuccino.
     «Fate sgomberare questa gente» ordinò il commissario agli agenti, mentre si faceva la...

Read the whole post...



Tags:
giallo,
racconti
Comments: 0 | Views: 218Last Post by: TETRACTYS (23/10/2010, 14:01)
 

B_NORM    
view post Posted on 13/10/2010, 20:55 by: TETRACTYSReply
 

Fantaparodia surreale, 28618 caratteri, versione 1.1


L’INTERVISTA AL PRESIDENTE
di
Leonardo Boselli



Ogni riferimento a persone e cose esistenti nella realtà o
a fatti veramente accaduti è da ritenersi del tutto casuale.


Questo racconto è il seguito de “Il delirio del Presidente”.
È bene che il lettore legga i racconti in ordine, perché
nel seguito non saranno riepilogati gli antefatti.


     “Le voci che descrivevano un Presidente gravemente malato, dopo alcuni giorni di assenza dalla scena politica, si sono rivelate clamorosamente infondate. Ecco la trascrizione dell’intervista a cui la giornalista Clara Bonucci ha sottoposto il Premier, il quale, nel rispondere alle domande, si è dimostrato come sempre in ottima forma. [Segue l’intervista]”.
     Questo è il comunicato ufficiale. Ecco invece che cosa è successo veramente.


     Lo staff dell’Unità di Crisi era riunito per fronteggiare l’emergenza. La convalescenza avrebbe richiesto alcune settimane e poi il Presidente sarebbe tornato in piena forma, ma tre giorni senza mostrarsi in pubblico erano già troppi, soprattutto perché la situazione del paese richiedeva interventi continui. I nemici, interni ed esterni, ne avrebbero sicuramente approfittato.
     Il direttore dell’Unità di Crisi, che aveva sostituito il ‘grande vecchio’ da poco scomparso, percorreva a lunghi passi nervosi l’intera lunghezza della sala, mentre gli altri membri dello staff ne seguivano con apprensione le evoluzioni. A un tratto si fermò e, come se avesse rimosso uno spiacevole episodio a cui lui stesso aveva partecipato, disse: «Qui ci vuole un’idea geniale. Dov’è il ragioniere capo?»
     Nessuno sapeva rispondere e il nuovo neoassunto, l’ultima ruota del carro, un ragioniere di Redipuglia, con la spavalderia della gioventù, azzardò: «Sarà in licenza premio.»
     Il direttore non ci fece caso, riprese a misurare la sala un passo dopo l’altro e, mentre camminava, pensava ad alta voce: «L’ideale sarebbe un’intervista da far trasmettere nei prossimi giorni a tutti i telegiornali. Deve essere rassicurante. Non il solito comunicato registrato che lascerebbe insoddisfatti tutti, non questo. Piuttosto una vivace intervista dialogata, magari con una bella donna. Il Presidente dovrebbe parlare un po’ di tutto, essere affabile come sa fare, magari anche galante, ma senza...

Read the whole post...



Tags:
fantaparodia,
racconti,
surreale
Comments: 0 | Views: 63Last Post by: TETRACTYS (13/10/2010, 20:55)
 

B_NORM    
view post Posted on 28/9/2010, 15:38 by: TETRACTYSReply
 

Fantaparodia, 1600 caratteri, versione 1.0


UFFICIO TIMBRI
di
Leonardo Boselli



     Anatolj Zaitsev lavorava da quasi 50 anni all’ufficio timbri dell’Anagrafe di Uralik, il capoluogo della regione. Prendeva servizio alle otto del mattino e per otto ore timbrava ogni genere di certificato: di nascita, di assunzione, di matrimonio, di licenziamento, di divorzio, di morte. Ogni documento aveva un timbro apposito, che gli attribuiva la necessaria validità, e lui aveva sviluppato una naturale predisposizione a scegliere quello giusto. Per questo il Partito lo aveva selezionato per quel lavoro.
     Un giorno Anatolj calcolò che nella sua vita aveva apposto quasi mezzo miliardo di timbri, anzi arrivò a stabilire il giorno e l’ora esatta in cui avrebbe stampigliato il suo cinquecentomilionesimo: sarebbe avvenuto quel venerdì. Gli era proibito leggere le carte, doveva solamente determinarne la natura dall’intestazione e scegliere la stampigliatura corretta, ma per quell’unica volta nella sua vita si ripromise di leggere quel fatidico documento.
     Il mattino del venerdì fremeva nell’attesa, finché non arrivò l’ora cruciale. Subito afferrò la carta che aveva appena steso sul tavolo e ne lesse avidamente il contenuto: “Richiesta di pensionamento forzato per Anatolj Zaitsev. La dirigenza ordina le dimissioni dell’impiegato per raggiunti limiti d’età e ne suggerisce il trasferimento in una casa di riposo presso Kalingrad in Siberia.
     Per la prima volta, dopo 50 anni di servizio, Anatolj distrusse un documento invece di timbrarlo. Gli capitò solo quella volta, mai più fino alla morte, che avvenne serenamente dopo altri vent’anni di servizio.

F  I  N  E



Edited by TETRACTYS - 28/9/2010, 23:02

Tags:
corti,
fantaparodia
Comments: 0 | Views: 70Last Post by: TETRACTYS (28/9/2010, 15:38)
 

Search: