Cronache dal Multiverso
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Il presente blog non costituisce testata giornalistica, non ha carattere periodico, essendo aggiornato in relazione alla disponibilità e alla reperibilità dei materiali e a totale discrezione dei singoli collaboratori. Pertanto, non può essere considerato in alcun modo un prodotto editoriale, ai sensi della Legge n. 62 del 7-03-2001. Le immagini pubblicate su questo sito, salvo diversa indicazione, sono copyright dei legittimi autori.

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Cronache dal Multiverso

B_NORM    
view post Posted on 5/5/2011, 00:16 by: TETRACTYSReply
 

Zen, 9004 caratteri, versione 3.0


IO RINASCERÒ
di
Leonardo Boselli




     Arrancava, un passo dopo l’altro, tra gli scheletri degli alberi, tormentato dal vento che soffiava a raffiche e sollevava gelidi mulinelli di neve. I lupi che lo inseguivano da ore non si preoccupavano più di rimanere sottovento; il loro odore si intensificava: lo poteva percepire con chiarezza, acre e selvatico, nell’aria resa pura dal freddo.
     Aveva perso molto sangue. I movimenti si erano fatti lenti e ogni passo che affondava nella neve gli provocava forti dolori.
     Si guardò intorno. Mentre scrutava fra cespugli spogli e tronchi in letargo, all’improvviso si delinearono, nella penombra del crepuscolo, le sagome di un branco di lupi che ansimavano fiutando le tracce. Nella semioscurità, i loro occhi fiammeggiavano famelici.
     Spaventato, spiccò un salto, ma fu subito artigliato dalla morsa gelata della neve fresca. Dopo alcuni tentativi, disperò di riuscire a liberarsi.


     Il fuoristrada s’inerpicava con rapidità lungo la strada di montagna. Il sergente Wang, un veterano di grande esperienza, si divertiva a scalare le marce e ad affrontare con decisione ogni tornante di quell’interminabile salita, mentre il tenente Xian, un giovane ufficiale di prima nomina, sentiva crescere dentro di sé un forte senso di nausea.
     «Ci vuole ancora molto?» chiese preoccupato.
     «No, signor tenente, ormai siamo arrivati».
     I boschi della regione erano piuttosto fitti, ma a tratti si aprivano ampie radure illuminate dal sole. Era il luogo ideale per nascondersi e il fuggitivo che stavano inseguendo lo sapeva bene.
     Dopo un’ultima serie di curve, il sergente arrestò il veicolo lungo il ciglio della strada, accanto a un cartello che indicava la distanza dal confine di stato, e disse: «Ecco, l’elicottero lo ha perso in questo punto».
     Il tenente ne approfittò per scendere e si ritrovò a un passo dal precipizio. Il senso di vertigine che provò nel vedere la parete a picco sotto di sé gli prese lo stomaco; con un paio di conati, si liberò della colazione del mattino.
     «È una vista che toglie il fiato, non è vero?» commentò divertito il sergente, poi estrasse il suo fucile di precisione dal bagagliaio e se lo mise a tracolla.
     Il tenente respirò ampie boccate d’aria pura. Dopo aver rifiatato, prese a sua volta un fucile e seguì il sottuffi...

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racconti,
zen
Comments: 0 | Views: 36Last Post by: TETRACTYS (5/5/2011, 00:16)
 

B_NORM    
view post Posted on 30/4/2011, 23:55 by: TETRACTYSReply
 

Zen, 8727 caratteri, versione 2.0


IO RINASCERÒ
di
Leonardo Boselli



     Arrancava un passo dopo l’altro tra gli scheletri degli alberi, flagellato dal vento che soffiava a raffiche e sollevava gelidi mulinelli di neve. I lupi che lo inseguivano da ore non si preoccupavano più di rimanere sottovento; il loro odore si intensificava: lo poteva percepire con chiarezza, acre e selvatico, nell’aria resa pura dal freddo.
     Aveva perso molto sangue. I movimenti si erano fatti lenti e ogni passo che affondava nella neve gli provocava dolori lancinanti.
     Si guardò intorno. Scrutò tra i rami e i cespugli spogli, avvolti dalla nebbia che aleggiava sulla neve, e all’improvviso, nella penombra del crepuscolo, tra i tronchi in letargo, si delinearono le sagome di un branco di lupi famelici che ansimavano fiutando le tracce. I loro occhi fiammeggiavano nell’oscurità.
     Il suo ultimo passo fu artigliato nella morsa gelata della neve fresca e disperò di riuscire a liberarsi ancora una volta.


     Il fuoristrada s’inerpicava con rapidità lungo la strada di montagna. Il sergente Wang, un veterano di grande esperienza, si divertiva a scalare le marce e ad affrontare con decisione ogni tornante di quell’interminabile salita, mentre il tenente Xian, un ufficiale di prima nomina, sentiva crescere dentro di sé un forte senso di nausea.
     Chiese preoccupato: «Ci vuole ancora molto?»
     «No, signor tenente, ormai siamo arrivati».
     I boschi della regione erano piuttosto fitti, ma a tratti si aprivano ampie radure illuminate dal sole. Era il luogo ideale per nascondersi e il fuggitivo che stavano inseguendo lo sapeva bene.
     Dopo un’ultima serie di curve, il sergente arrestò il veicolo lungo il ciglio della strada, accanto a un cartello che indicava la distanza dal confine di stato, e disse: «Ecco, l’elicottero lo ha perso in questo punto».
     Il tenente ne approfittò per scendere e si ritrovò a un passo dal precipizio. Il senso di vertigine che provò nel vedere la parete a picco sotto di sé gli prese lo stomaco e, con un paio di conati, si liberò della colazione del mattino.
     «È una vista che toglie il fiato, non è vero?» commentò divertito il sergente, poi estrasse il suo fucile di precisione dal bagagliaio e se lo mise a tracolla.
     Il tenente respirò ampie boccate d’aria fresca. Dopo essersi ripreso, imbracciò a sua volta il ...

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racconti,
zen
Comments: 0 | Views: 75Last Post by: TETRACTYS (30/4/2011, 23:55)
 

B_NORM    
view post Posted on 23/2/2011, 01:40 by: TETRACTYSReply
 

Thriller-zen, 7722 caratteri, versione 1.0


IO RINASCERÒ...
di
Leonardo Boselli



     Un vento gelido soffiava a raffiche tra gli scheletri degli alberi e sollevava mulinelli di neve. L’odore dei lupi, che lo inseguiva da ore, diventava sempre più intenso: lo poteva percepire con chiarezza, acre e selvatico, nell’aria resa pura dal freddo. Ormai non si preoccupavano più di rimanere sottovento.
     Affondava continuamente nella neve; i suoi movimenti erano lenti e ogni passo gli provocava dolori lancinanti. Aveva perso troppo sangue.
     Si guardò intorno. Scrutò tra i rami e i cespugli secchi, nella foschia che aleggiava sulla neve, ed eccoli! Nella penombra del crepuscolo, tra i tronchi in letargo, si delinearono le sagome di lupi famelici che ansimavano fiutando le sue tracce.
     Il suo ultimo passo affondò nella morsa gelata della neve fresca. Non sapeva se sarebbe riuscito a trovare la forza per liberarsi ancora una volta.


     Il fuoristrada s’inerpicava con rapidità lungo la strada di montagna. Il sergente Wang si divertiva a scalare le marce e ad affrontare con decisione ogni tornante di quell’interminabile salita, mentre il caporale Xian sentiva crescere un forte senso di nausea.
     «C’è ancora molto?»
     «No, ormai siamo arrivati».
     I boschi della regione erano piuttosto fitti, ma a tratti si aprivano ampie radure illuminate dal sole.
     Il sergente arrestò il veicolo lungo il ciglio della strada accanto a un cartello che indicava la distanza dal confine di stato: un chilometro.
     «Ecco, l’elicottero lo ha perso in questo punto».
     Il caporale ne approfittò per scendere e si ritrovò a un passo dal precipizio. Il senso di vertigine che provò nel vedere la parete a picco sotto di sé gli prese lo stomaco: trattenne a stento un conato.
     «È una vista che toglie il fiato, non è vero?» commentò divertito il sergente, poi estrasse il suo fucile di precisione dal bagagliaio e se lo mise a tracolla.
     Il caporale respirò ampie boccate d’aria fresca. Dopo essersi ripreso, imbracciò a sua volta il fucile e seguì il sergente inoltratosi nella boscaglia.
     «Qui ci sono delle tracce fresche».
     I rami spezzati segnalavano il passaggio di un uomo, o di un animale di piccola taglia, mentre la linfa indicava che la rottura ...

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racconti,
thriller,
zen
Comments: 0 | Views: 56Last Post by: TETRACTYS (23/2/2011, 01:40)
 

B_NORM    
view post Posted on 1/2/2011, 12:58 by: TETRACTYSReply
 

Zen, 9969 caratteri, versione 1.1


LA VIA DELL’EQUILIBRIO
di
Leonardo Boselli



     Il cronometro ha iniziato il conto alla rovescia. I lunghi istanti dedicati alla concentrazione sono stati annullati in un attimo, quando il cuore ha cominciato a battere in modo frenetico.
     Mi alzo e prendo fiato. Sistemo la faretra sul fianco destro, raccolgo l'arco dal sostegno e mi dirigo con calma verso la riga bianca. Piazzo i piedi ben saldi, paralleli alla linea. Da lì posso vedere a pochi passi di distanza l'avversario che mi gira la schiena, lo vedo scrollare le spalle e ruotare la testa per rilassare i muscoli del collo, poi alza il braccio sinistro impugnando l'arco.
     A mia volta dirigo lo sguardo a sinistra. Laggiù, ad alcune decine di metri, è collocato il paglione con il bersaglio; poche decine di metri che, al termine del pomeriggio, sembrano ormai chilometri.
     Quel disco giallo all'interno della corona rossa, quello è il mio obbiettivo. Quante volte l'ho inquadrato attraverso il mirino e la freccia, appena scagliata, lo ha raggiunto, come guidata da un filo invisibile. Ora però non importa più ciò che è accaduto in passato: resta solo quell'ultima serie di tiri e tutto sarà deciso.
     Le frecce vengono lanciate una dopo l'altra e c'è chi segue la loro traiettoria con il binocolo e ne determina l'esito. L'avversario ha tirato con calma e regolarità. I suoi movimenti hanno ripetuto con precisione maniacale un rigido rituale, quasi che quei tiri, indistinguibili gli uni dagli altri, non fossero che un unico, preciso, inesorabile lancio contro il bersaglio. L'errore che aspettavo, e desideravo ardentemente, non c'è stato.
     Quest'ultimo mio tiro dev'essere perfetto: la vittoria richiede dieci punti, non uno di meno. Il mio bersaglio deve essere il disco giallo all'interno della corona gialla, racchiusa dalla coppia di corone rosse. Basta anche solo intaccare il bordo di quel cerchio, ma bisogna riuscirci: nove punti servono solo a prolungare l'agonia.
     Avevo cercato di dimenticare per mesi, lunghi e dolorosi, ciò che accadde quattro anni fa. C'ero riuscito, lo avevo rimosso. Ora però lo ricordo perfettamente. Il mio vantaggio era consistente, gli avversari avevano rimontato nelle ultime serie, ma sarebbe stato sufficiente inviare un'ultima freccia all'interno delle circonferenze blu per vincere l'oro. Ricordo quella finale, ma non l'esecuzione dell'ultimo tiro, vedo solo quella frec...

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racconti,
zen
Comments: 0 | Views: 69Last Post by: TETRACTYS (1/2/2011, 12:58)
 

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