Cronache dal Multiverso
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Most users ever online was 33 on 22/10/2012, 00:51


Il presente blog non costituisce testata giornalistica, non ha carattere periodico, essendo aggiornato in relazione alla disponibilità e alla reperibilità dei materiali e a totale discrezione dei singoli collaboratori. Pertanto, non può essere considerato in alcun modo un prodotto editoriale, ai sensi della Legge n. 62 del 7-03-2001. Le immagini pubblicate su questo sito, salvo diversa indicazione, sono copyright dei legittimi autori.

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Cronache dal Multiverso

B_NORM    
view post Posted on 19/3/2012, 17:01 by: TETRACTYSReply

La Bolgia degli Scrittori

di
Leonardo Boselli


L’Inferno è un pozzo immenso, oscuro, scavato nelle profondità della terra. È un luogo ricolmo di sofferenza e di noia, e allo stesso tempo vuoto d’amore e di fantasia. Le urla dei dannati lo riempiono in ogni sua parte: gridano la loro disperazione, la perdita di ogni speranza.
Malagianna, una delle scimmiette di mare cornuta addette alla "Bolgia degli Scrittori", col jet-pack sulle spalle a potenza massima, ammirava librata nell’aria cupa quello spettacolo terrificante ed, esaltata da quella visione, affondava compiaciuta il gancio da macellaio nell’anima sventurata che stava trascinando con sé sempre più in basso. Un sottile gemito usciva da quel dannato, un pessimo scrittore di romanzi fantasy: il tormento dell'uncino non era nulla rispetto all’angoscia d'aver sciupato la propria esistenza nell'ideare vicende immaginarie che raccontava per denaro ai creduloni. Malagianna poteva percepire tutte le sensazioni, i rimorsi, i rimpianti che lo attanagliavano: avrebbe avuto l’intera eternità per disperarsi inutilmente, un giorno dopo l’altro, per sempre.
La scimmietta cornuta sorvolò i primi cerchi dell’Inferno. Passò nel turbine dei lussuriosi accompagnandoli per un breve tratto nelle loro evoluzioni, poi giunse sulla città di Dite, e l’orda dei diavoli guardiani dalle mura infuocate la salutò cantando sguaiatamente una volgare canzonaccia. Poi osservò dall’alto la necropoli di tombe degli eretici, roventi come formaci; infine attraversò la pioggia di fuoco che flagella il deserto di sabbia dei bestemmiatori.
Malagianna, che aveva descritto nei minimi particolari quel terrificante paesaggio all’anima dannata che portava arpionata sulle spalle, già sentiva aria di casa. Ammirò ancora una volta l’ordine spietato che regnava negli enormi fossati del cerchio ottavo, attraversati a raggiera da lunghi ponti. In quell’ultimo tratto volò su un canale ricolmo di fetido sterco, poi planò sulle sponde della quinta Bolgia, nella cui pece bollivano senza pace i barattieri, e proseguì fino a giungere alla Bolgia degli Scrittori.
Alte sponde circondavano un fiume di carta in continua agitazione e tormentato da un forte vento. Si trattava di pagine di libri, di pergamene, di tomi voluminosi e di piccoli opuscoli. Ogni genere d'opera di narrativa fantastica costituiva il fluido che permeava i meandri di quel luogo disperato. Il puzzo degli inchiostri, la ruvidità della carta, i suoi bordi affilati, gli spigoli delle copertine e i dorsi rigidi dei volumi rendevano quel luogo aspro e inospitale, ma le orribili scimmiette cornute la consideravano dopo tanti secoli come la loro casa.
Malagianna conduceva quel suo ufficio a contatto con i dannat...

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Tags:
fantaparodia,
racconti,
scimmiette di mare project,
surreale
Comments: 2 | Views: 127Last Post by: TETRACTYS1 (24/2/2014, 10:01)
 

B_NORM    
view post Posted on 31/10/2010, 21:00 by: TETRACTYSReply
 

Fantaparodia, 39718 caratteri, versione 1.3


TRE BUONI DIAVOLI
 
ISABEL
 
(episodio pilota)
di
Leonardo Boselli



     L’Inferno, proprio quello con la ‘I’ maiuscola che Dante attraversò più di settecento anni fa, è un pozzo interminabile, immenso, oscuro, scavato nelle profondità della terra. Non si può immaginare un luogo così ricolmo di sofferenza e di dolore, ma allo stesso tempo così vuoto d’amore e di pietà. Le urla dei dannati lo riempiono in ogni sua parte; gridano la loro disperazione, la perdita di ogni speranza.

     Malacoda, uno dei diavoli noti come malebranche, ad ali spiegate, ammirava librato nell’aria cupa quello spettacolo terrificante, ne veniva corroborato ed, esaltato da quella visione, affondava ancor più strettamente gli artigli nell’anima sventurata che stava trascinando con sé sempre più in basso. Un sottile gemito usciva da quel dannato, ma il tormento degli uncini non era nulla rispetto all’angoscia di aver sciupato la propria esistenza per ottenere cose senza importanza. Malacoda poteva percepire tutte le sensazioni, i rimorsi, i rimpianti che attanagliavano quella povera anima, che avrebbe avuto l’intera eternità per disperarsi inutilmente, un giorno dopo l’altro, per sempre.

     Il demonio alato sorvolò i primi cerchi dell’Inferno. Passò nel turbine dei lussuriosi accompagnandoli per un breve tratto nelle loro evoluzioni, poi giunse alla città di Dite, sulle cui mura infuocate l’orda dei diavoli guardiani lo salutò sguaiatamente cantando: «Alato malebranche, quante fiate / viaggiasti in suso e in giuso portando / sulle spalle...», ma fu un attimo e subito il demone riprese quota. Osservò dall’alto la necropoli di tombe infuocate degli eretici, infine attraversò la pioggia di fuoco che flagella il deserto di sabbia dei bestemmiatori.
     Malacoda, che aveva descritto nei minimi particolari quel terrificante paesaggio all’anima dannata che portava artigliata sulle spalle, già sentiva aria di casa. Ammirò ancora una volta l’ordine spietato che regnava nei dieci enormi fossati del cerchio ottavo, attraversati a raggiera da lunghi ponti. In quell’ultimo tratto volò su un canale ricolmo di fetido sterco, per planare infine sulle sponde della quinta Bolgia. Era davvero giunto a casa.

     Quella Bolgia non era cambiata molto negli ultimi settecento anni. Alte sponde circondavano un fiume di pece in continua ebolli...

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Tags:
fantaparodia,
racconti
Comments: 0 | Views: 115Last Post by: TETRACTYS (31/10/2010, 21:00)
 

B_NORM    
view post Posted on 13/10/2010, 20:55 by: TETRACTYSReply
 

Fantaparodia surreale, 28618 caratteri, versione 1.1


L’INTERVISTA AL PRESIDENTE
di
Leonardo Boselli



Ogni riferimento a persone e cose esistenti nella realtà o
a fatti veramente accaduti è da ritenersi del tutto casuale.


Questo racconto è il seguito de “Il delirio del Presidente”.
È bene che il lettore legga i racconti in ordine, perché
nel seguito non saranno riepilogati gli antefatti.


     “Le voci che descrivevano un Presidente gravemente malato, dopo alcuni giorni di assenza dalla scena politica, si sono rivelate clamorosamente infondate. Ecco la trascrizione dell’intervista a cui la giornalista Clara Bonucci ha sottoposto il Premier, il quale, nel rispondere alle domande, si è dimostrato come sempre in ottima forma. [Segue l’intervista]”.
     Questo è il comunicato ufficiale. Ecco invece che cosa è successo veramente.


     Lo staff dell’Unità di Crisi era riunito per fronteggiare l’emergenza. La convalescenza avrebbe richiesto alcune settimane e poi il Presidente sarebbe tornato in piena forma, ma tre giorni senza mostrarsi in pubblico erano già troppi, soprattutto perché la situazione del paese richiedeva interventi continui. I nemici, interni ed esterni, ne avrebbero sicuramente approfittato.
     Il direttore dell’Unità di Crisi, che aveva sostituito il ‘grande vecchio’ da poco scomparso, percorreva a lunghi passi nervosi l’intera lunghezza della sala, mentre gli altri membri dello staff ne seguivano con apprensione le evoluzioni. A un tratto si fermò e, come se avesse rimosso uno spiacevole episodio a cui lui stesso aveva partecipato, disse: «Qui ci vuole un’idea geniale. Dov’è il ragioniere capo?»
     Nessuno sapeva rispondere e il nuovo neoassunto, l’ultima ruota del carro, un ragioniere di Redipuglia, con la spavalderia della gioventù, azzardò: «Sarà in licenza premio.»
     Il direttore non ci fece caso, riprese a misurare la sala un passo dopo l’altro e, mentre camminava, pensava ad alta voce: «L’ideale sarebbe un’intervista da far trasmettere nei prossimi giorni a tutti i telegiornali. Deve essere rassicurante. Non il solito comunicato registrato che lascerebbe insoddisfatti tutti, non questo. Piuttosto una vivace intervista dialogata, magari con una bella donna. Il Presidente dovrebbe parlare un po’ di tutto, essere affabile come sa fare, magari anche galante, ma senza...

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fantaparodia,
racconti,
surreale
Comments: 0 | Views: 63Last Post by: TETRACTYS (13/10/2010, 20:55)
 

B_NORM    
view post Posted on 28/9/2010, 15:38 by: TETRACTYSReply
 

Fantaparodia, 1600 caratteri, versione 1.0


UFFICIO TIMBRI
di
Leonardo Boselli



     Anatolj Zaitsev lavorava da quasi 50 anni all’ufficio timbri dell’Anagrafe di Uralik, il capoluogo della regione. Prendeva servizio alle otto del mattino e per otto ore timbrava ogni genere di certificato: di nascita, di assunzione, di matrimonio, di licenziamento, di divorzio, di morte. Ogni documento aveva un timbro apposito, che gli attribuiva la necessaria validità, e lui aveva sviluppato una naturale predisposizione a scegliere quello giusto. Per questo il Partito lo aveva selezionato per quel lavoro.
     Un giorno Anatolj calcolò che nella sua vita aveva apposto quasi mezzo miliardo di timbri, anzi arrivò a stabilire il giorno e l’ora esatta in cui avrebbe stampigliato il suo cinquecentomilionesimo: sarebbe avvenuto quel venerdì. Gli era proibito leggere le carte, doveva solamente determinarne la natura dall’intestazione e scegliere la stampigliatura corretta, ma per quell’unica volta nella sua vita si ripromise di leggere quel fatidico documento.
     Il mattino del venerdì fremeva nell’attesa, finché non arrivò l’ora cruciale. Subito afferrò la carta che aveva appena steso sul tavolo e ne lesse avidamente il contenuto: “Richiesta di pensionamento forzato per Anatolj Zaitsev. La dirigenza ordina le dimissioni dell’impiegato per raggiunti limiti d’età e ne suggerisce il trasferimento in una casa di riposo presso Kalingrad in Siberia.
     Per la prima volta, dopo 50 anni di servizio, Anatolj distrusse un documento invece di timbrarlo. Gli capitò solo quella volta, mai più fino alla morte, che avvenne serenamente dopo altri vent’anni di servizio.

F  I  N  E



Edited by TETRACTYS - 28/9/2010, 23:02

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corti,
fantaparodia
Comments: 0 | Views: 70Last Post by: TETRACTYS (28/9/2010, 15:38)
 

B_NORM    
view post Posted on 27/9/2010, 14:10 by: TETRACTYSReply
 

Fantaparodia surreale, 28214 caratteri, versione 1.7


IL DELIRIO DEL PRESIDENTE
di
Leonardo Boselli



Ogni riferimento a persone e cose esistenti nella realtà o
a fatti veramente accaduti è da ritenersi del tutto casuale.


     “Dopo le ultime fatiche causate dai lavori parlamentari e dall’attività di governo, il Presidente si è concesso alcuni giorni di vacanza per riposare ed effettuare il suo consueto check-up periodico.”
     I comunicati ufficiali non aggiungono altro: poche righe relegate nelle pagine interne dei giornali. Ecco, invece, quello che è accaduto veramente.


     Il Presidente stava riposando sul letto della sua stanza d’ospedale. Gli amici più cari, radunati intorno a lui, gli tenevano compagnia, scherzando, ridendo e ricordando i vecchi tempi.
     A un tratto entrò nella camera il suo medico personale, il quale, con un cenno, invitò i presenti ad allontanarsi. Questi, salutando, lasciarono la stanza.
     Il medico era molto preoccupato. Prima di parlare, alzò ancora una volta la lastra che teneva in mano e la osservò con attenzione contro la luce di un neon.
     Il Presidente, che fino a quel momento aveva ostentato la sua solita allegria, si fece scuro in volto e chiese preoccupato: «Cosa c’è? Qualcosa non va?»
     «Non ne sono certo,» rispose il medico, «c’è solo una macchiolina nel cervello. All’ultimo check-up avevo pensato che fosse un falso positivo, ma ora è più evidente.»
     «Che cosa significa? Può essere grave?»
     «Non sono un esperto nel campo, sono un cardiologo. Qualcosa c’è, ma occorre uno specialista.»

     I primari di neurologia e di oncologia dell’ospedale furono chiamati d’urgenza. Di fronte alla lastra rimasero perplessi; ordinarono una TAC, una risonanza e altri sei tipi diversi di analisi ciascuno, ma era chiaro che non avevano idea di cosa potesse trattarsi. Fecero inoltre i nomi di alcuni esperti che era opportuno chiamare a consulto, ma non riuscirono a mettersi d’accordo su quale fosse la specializzazione più adatta a chiarire se ci fosse o meno un problema.
     Il Presidente, già esasperato per essere relegato in un letto d’ospedale, mal sopportava di non avere la situazione sotto controllo, così sbottò dicendo: «Ci penso io. Voglio il miglior diagnosta al mondo.»
&nb...

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fantaparodia,
racconti,
surreale
Comments: 0 | Views: 96Last Post by: TETRACTYS (27/9/2010, 14:10)
 

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