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Thriller, 7480 caratteri, versione 1.2
Dodici minuti di Leonardo Boselli
«Dodici, Mike. Mancano dodici minuti.» La voce angosciata di Robert mi ricorda che il tempo sta passando inesorabile, ma lo so bene: il timer è di fronte a me e i suoi led rossi contano ogni maledetto secondo, a ritroso. Undici minuti e cinquantasette. Le mie mani ricominciano a tremare. Devo calmarmi, svuotare la mente, ma quella bomba assorbe tutti i miei pensieri, e le mie mani tremano. Quando avevano iniziato? Tanti anni fa, ma quando esattamente? Ora non lo so più, ma ricordo con precisione il momento in cui quest’ultima bomba è entrata nella mia vita. Ero a letto. Sì, ero steso sul letto, ma non dormivo; fissavo i led rossi della sveglia che contavano lenti i minuti. Erano le cinque e cinquantasette. Ancora un’ora e tre minuti e avrebbe suonato, avrebbe svegliato Susan che si sarebbe voltata dall’altra parte, mentre io mi sarei alzato. Ma erano ancora le cinque e cinquantasette, la sveglia era muta, mentre suonò il cellulare: era un’emergenza, di quelle da saltare giù dal letto, infilarsi i pantaloni e scordare di farsi la barba. «Mike, se non te la senti, subentro io» mi dice Robert senza convinzione. Lo fa per scuotermi e non gli rispondo. Non può fare meglio di me; quel congegno è troppo complicato. Nessuno può. Noi due siamo qui solo perché qualcuno deve starci: qualcuno deve far compagnia alla bomba. Ho svitato la copertura e ora vedo i cavi di dodici detonatori distinti, comandati da circuiti ridondanti. La sola cosa che impedisce loro di esplodere è il timer, che continua senza sosta il suo conteggio: undici minuti e venticinque, dice. Gli inneschi si inseriscono in dodici placche pentagonali di esplosivo al plastico che formano un dodecaedro. All’interno di quel solido è contenuta la bomba vera e propria: un nucleo di plutonio, una maledetto ordigno atomico sfuggito da chissà quale arsenale, una dannata testata nucleare al centro di Manhattan. «Undici minuti» dice Robert. Poi per parecchio tempo tace, o meglio farfuglia. Sta pregando. Fa bene. Forse pregare è davvero l’unica cosa che resta da fare. In undici minuti non puoi andare lontano nelle strade intasate di una città impazzita. Sì, perché le brutte notizie si spargono in fretta: io ne venni a conoscenza alle sei e quarantadue, ora della costa est.  ...Read the whole post...
- Tags:
- corti,
- thriller
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