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| Il vicolo dei fabbri
di Leonardo Boselli
Il sole stava calando dietro le colline a occidente di Gerusalemme. Ponzio Pilato, il governatore della Giudea, stava dettando una lettera al suo segretario sulla terrazza della sua residenza, quando s’interruppe per osservare il tramonto. In lontananza si scorgevano le mura del tempio illuminate dalle ultime luci del giorno. La città sembrava tranquilla, ma dietro quelle pareti bianche covava un odio viscerale. Quel popolo mite avrebbe sopportato ancora una volta la dominazione di genti straniere, ma non si sarebbe mai fatto assimilare; non c’erano riusciti gli egiziani e neppure i babilonesi: avrebbero fallito anche i romani. Il governatore si lasciò trasportare dai suoi pensieri. Le rivolte degli Zeloti non destavano la sua preoccupazione – erano sempre state soffocate nel sangue – e concluse che era sufficiente che i Giudei pagassero le tasse: nessuno lo aveva mai fatto senza lamentarsi e, in fondo, quel popolo si lagnava in modo meno fastidioso di altre genti. Pilato sorrise di quel pensiero, ma fu subito colto da un fastidioso prurito alle mani e provò il desiderio irrefrenabile di grattarsi. Quindi si voltò verso il suo segretario, che era in paziente attesa accanto a Gaio Cassio Longino, un centurione della guarnigione di Gerusalemme. «Cosa stavo dicendo?» chiese. Il segretario, dopo aver finto d’ignorare il gesto compulsivo del governatore, prese la tavoletta che stava scrivendo e lesse: «Ponzio Pilato, governatore eccetera, all’imperatore Claudio eccetera, Ave!» «Ah, ecco». Pilato tornò a osservare il sole. Quando si spense anche l’ultimo raggio, si volse, guardò il centurione in piedi sull’attenti e disse: «Allora continuiamo». Il segretario riprese a scrivere mentre Pilato dettava. Dopo altri convenevoli, il governatore cominciò il rapporto vero e proprio e raccontò il fatto che gli stava a cuore. «Ho recentemente indagato su una credenza che si sta diffondendo in alcuni ambienti di Gerusalemme. Infatti molti sono convinti che i Giudei, per invidia, abbiano condannato loro stessi e la loro posterità per essersi macchiati di una terribile colpa. I loro profeti avevano decretato che il Dio degli Ebrei avrebbe inviato al popolo l’Eletto, colui che per diritto sarebbe stato chiamato loro re. Costui sarebbe giunto sulla Terra per mezzo di una vergine. Molti credono che un uomo che corrisponde alla descrizione sia stato davvero inviato, proprio durante il mio governatorato. Egli è stato visto guarire lebbrosi e paralitici, cacciare demoni, ridare la vista ai ciechi, resuscitare i morti, quietare i venti, camminare sulle acque, e compiere altre meraviglie, tanto che il popolo dei Giudei era giunto a chiamarlo Figlio di Dio. Ma i sommi sacerdoti, ...Read the whole post...
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- racconti,
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